lapidei, stucchi e finiture
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In questo settore, Mario Fiaschetti si è potuto esprimere con più forza grazie alle opportunità di restauro dovute alla vastita del patrimonio culturale. A partire dagli anni ’80,  avveniva che le varie soprintendenze committenti, appaltavano molti interventi di restauro e con la possibilità di poter operare, si applicava pienamente la teoria del Brandi e questo fu favorevole. Non erano stati eseguiti lavori di restauro, quasi sicuramente, dalla fine dell’ottocento, negli anni del dopoguerra e del benessere economico, la forte produzione di smog ha generato la nuova fonte di inquinamento, risultato disastroso per le superfici esterne di palazzi storici, chiese, fontane, monumenti, ecc.

Il  materiale lapideo elemento costituente delle superfici varie dell’architettura mostravano una presenza forte di macchie nere compatte ed estese a tal punto da occultare per molto tempo il materiale originario, rendendo l’estetica di tali monumenti oscura.

Pertanto i numerosi cantieri sono stati formativi e  hanno costituito differenti percorsi di conoscenza nel settore. Ad esempio i consolidamenti strutturali in caso di cedimenti o distacchi con pericolo di caduta di materiale, risolti utilizzando resine epossidiche bicomponenti in pasta o liquide con l’ausilio di perni in acciaio inox, vetroresina, titanio, fino a quelli di ultima generazione. Oppure l’uso di vari sistemi di pulitura (ad impacco chimico, con impianti di nebulizzazione, atomizzazione, vibro incisori, vibro scalpelli, micro sabbiatrici e l’innovativo sistema JOS, idrosabbiatrice con bassa pressione 0,1 / 1,5 BAR o con  l’uso di apparecchiatura laser) dei marmi bianchi: arenarie, travertini, alabastri, brecce, porfidi, calcari teneri, ecc. con la reintegrazione delle micro-macro lacune, procedure che richiedono notevole esperienza per ciò che riguarda la metodologia, la composizione dei vari inerti e le cariche, per il raggiungimento di una accordatura cromatica simile all’originale. Concludendo con le varie possibilità di applicazione sulle superfici di prodotti consolidanti e idrorepellenti testati.

Ritornando agli inizi anni ’80 la formazione è stata molteplice: opere in stucco, spesso diversificati in alto e bassorilievo, sono stati oggetto di ulteriore esperienza, avendone l’opportunità di approccio.

Una recente commissione di messa in sicurezza di un gigantesco apparato decorativo in stucco (opera del maestro Martino Ferrabosco) è stata di notevole importanza, per l’acquisizione di maggiore conoscenza scientifica e per ciò che riguarda l’uso delle tecniche esecutive, in funzione di analisi a vista a confronto con diversi tipi di diagnostica tra cui: microfotografia di alcuni di campioni, stratigrafia su sezione lucida, sezione sottile, analisi di florescenza dei raggi X (XRF), microanalisi FT-IR, idagini termografiche, rilievi elettromagnetici degli inserti metallici di armatura, prospezioni radar sulle strutture portanti in muratura, misure di continua elettricità, esame ultrasonico spessimetrico su armature metalliche, ispezioni video endoscopiche, misure ultrasoniche, oltre ad un rilievo laser scanner con restituzione di un modello tridimensionale utile per la mappatura dell’intera opera. Anche il restauro delle finiture e superfici varie dell’architettura di grandi edifici monumentali, rientrano nell’esercizio della conoscenza tecnica di esecuzione, ad esempio tinteggiature a base di calce grassello e terre o inerti naturali, preparati direttamente in cantiere, trattamenti di intonaci antichi, sgraffiti ecc.   

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